GIOCHI DEL TRICOLORE 2018 E INCROCI DI COMUNITÀ

Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo
Socrate

I Giochi Internazionali del Tricolore stanno per portare a Reggio Emilia delegazioni provenienti da quasi 30 nazioni differenti.

Dai dati sulla popolazione residente nella nostra provincia, risulta che da ciascuno dei paesi di provenienza delle delegazioni in arrivo esistono già delle persone residenti, eccezion fatta per Palestina, Malta e territori Saharawi.

Com’è noto, le comunità più numerose (ben oltre i 1000 residenti) provengono dalla Cina, dalla Romania e dalla Tunisia. Seguite da India, Polonia, Russia, Algeria, Spagna, Francia, Germania, Repubblica Ceca, Grecia, Croazia e Stati Uniti. Infine sono intorno o meno di una decina, le persone provenienti da Portogallo, Mozambico, Sudafrica, San Marino, Olanda, Austria e Slovenia1.

Pensando a loro, ci auguriamo che i Giochi del Tricolore siano un’occasione per ritrovare giovani connazionali e, perchè no, cercarli e tifarli nelle numerose competizioni che si avvicenderanno.

La nostra ricerca però non si è fermata qui, ci siamo anche chiesti: quanti italiani ci sono nei paesi di provenienza delle delegazioni in arrivo?

La risposta è sorprendente: per ogni paese di provenienza delle delegazioni di atleti ci sono da un minimo di 750 italiani (in Mozambico) ad un massimo di 704 mila (in Germania)2.

I nostri connazionali sono ovunque e in numero molto consistente: secondo il Rapporto “Italiani nel mondo 2017”, stilato dalla Fondazione Migrantes3, la migrazione italiana è aumentata del 60,1% dal 2006 al 2017, passando da 3 a 4 milioni di iscritti all’Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero (AIRE)4: Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9 mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto ha tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%). A questi si aggiunga il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, ovvero i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia”.

Per utilizzare una terminologia che il lessico mainstream rivolge a chi arriva in Italia, siamo stati e continuiamo ad essere anche noi un popolo di “migranti economici” in cerca di una vita migliore soprattutto in altri paesi europei e dell’America centro-meridionale.

Tra le curiosità relative ai tanti “reggiani all’estero” come non ricordare Antonio Panizzi, che dà il nome alla principale Biblioteca della città: dopo la laurea in Giurisprudenza all’Università di Parma, per sfuggire all’accusa di appartenere alla Carboneria, ripiegò prima in Svizzera e poi in Inghilterra, a Londra, dove nel 1856 divenne Direttore Generale del British Museum.